Women in STEM

Endeavor talks about...
5 min readAug 27, 2021

Il 14 luglio 2021 Endeavor, con il supporto di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, ha organizzato presso le Officine Ogr di Torino un talk dal titolo Women in STEM. Lo scopo era quello di affrontare il tema della partecipazione delle donne alla galassia STEM con un approccio pratico e umano, insieme a due giovani protagoniste della scena: Piera Della Porta (Innovation Manger at CDILabs) e Federica Pasini (Founder Hacking Covid — 19, Forbes under 30 Marketing&Adv).

Le donne iscritte all’università in Italia sono il 55%, ma solo 18 su 100 si scelgono facoltà STEM. Eppure, le ricerche confermano che negli anni tra le scuole elementari e superiori non c’è differenza di rendimento tra ragazzi e ragazze in queste discipline. Anzi, nel 36% dei casi le ragazze ottengono risultati migliori. Allora perché il gap permane?

Pasini: Nel mio percorso mi sono resa conto di essere sempre stata tra le pochissime donne che avevano accesso ai progetti in fase iniziale. Questo perché noi tendiamo a venire escluse nel momento in cui c’è da “mettere le mani in pasta”. Eppure i linguaggi di programmazione sono stati disegnati dalle donne, ed è solo col tempo che questo mondo è diventato prettamente maschile, forse anche a causa dei videogiochi. Vige ancora lo stereotipo secondo cui le donne non sono adatte a materie tecniche e “dure” come l’ingegneria, mentre sarebbero più portate per i mestieri creativi.

Della Porta: Io vorrei partire dalla mia esperienza personale. Tra le scuole medie e il liceo avevo una grande passione per le scienze e la matematica, in cui ero particolarmente brava. Al momento della scelta del liceo, però, il mio professore di matematica mi disse: “Secondo me potresti fare il liceo classico”. Ci rimasi molto male, mi sembrava una risposta incoerente. Gli chiesi il perché di quel consiglio e lui mi rispose che il liceo scientifico era “troppo maschile” e che lì avrei avuto grandi difficoltà. Alla fine scelsi effettivamente il liceo classico, dove però mi innamorai della chimica. Fu solo all’università che mi decisi per Ingegneria Chimica, ma coprire il gap di conoscenza con chi arrivava dallo scientifico non fu semplice. Ripensando a quell’episodio, direi che siamo davanti a un problema soprattutto culturale, che si riflette inevitabilmente sulle scelte che facciamo.

Qualcuno potrebbe dire “se le cose funzionano così, lasciamole così”. Perché invece è importante affrontare e superare questo problema?

Pasini: In questo momento storico, che vede l’esplosione dell’Intelligenza Artificiale e l’automatizzazione di quasi tutto, non possiamo permetterci di perdere il contributo delle persone sotto-rappresentate — come le donne o, in Italia, i giovani. Le intelligenze artificiali dipendono agli input che vengono inseriti, e se quegli input non includono certe diversità, l’output non può che esserne influenzato. Se vogliamo che la società sia migliore grazie alla tecnologia, avere delle donne nella forza lavoro è indispensabile.

C’è sempre stato un substrato silente di donne che studiavano, inventavano, creavano e programmavano. Quello che dobbiamo fare adesso è nutrire quel substrato affinché cresca e abbia voce.

Della Porta: Visto com’è messo il mondo in questo momento, forse bisognerebbe iniziare a cambiare le cose, anziché tenerle come sono... Ciò detto, c’è sempre stato un substrato silente di donne che studiavano, inventavano, creavano e programmavano. Quello che dobbiamo fare adesso è nutrire quel substrato affinché cresca e abbia voce.

Pasini: C’è anche un tema di forza lavoro. In un mondo in cui la forza lavoro che va coperta è quella del data scientist e dell’ingegnere, gli uomini non sono sufficienti. Qui si parla anche del valore di un Paese, perché se non puoi mettere le risorse prime in un settore trainante ti perdi anche parte di una possibile ricchezza economica.

Qual è una difficoltà davanti alla quale vi siete trovate e come ne siete uscite?

Pasini: A volte mi sono trovata in situazioni in cui sembrava che le persone che avevo attorno scommettessero sul mio fallimento. Per me è stata fondamentale la sicurezza che ho acquisito durante il mio percorso, ho provato a me stessa di potermela cavare in ogni contesto. Bisogna anche imparare a capire quando ci si trova in un contesto che semplicemente non cambierà mai. Ci sono posti di lavoro dove una certa cultura è troppo dominante per essere modificata dall’interno, e per non finire a frustrarsi, dubitare di se stesse e anche star male, è importante accettarlo e cercare altre opportunità.

Della Porta: A un certo punto, mi sono resa conto che ero io stessa ad accettare e giustificare certi atteggiamenti. Per esempio, per molto tempo non ho visto niente di strano nel fatto che in tante riunioni io fossi l’unica a cui non veniva data la parola, perché ero appunto l’unica donna. Dobbiamo abituarci a non dare per scontate tutta una serie di situazioni che, per cultura o contesto, lasciamo correre. E poi dobbiamo ottenere la fiducia di chi ci sta attorno mostrando cosa sappiamo fare.

Ci sono posti di lavoro dove una certa cultura è troppo dominante per essere modificata dall’interno, e per non finire a frustrarsi, dubitare di se stesse e anche star male, è importante accettarlo e cercare altre opportunità.

Se, come abbiamo detto, la discrepanza inizia già in età scolare, come si può cambiare la cultura affinché più ragazze si interessino ai corsi STEM? O meglio: come possiamo far sì che le ragazze non perdano il loro interesse nelle materie scientifiche?

Pasini: Lo strumento più scalabile che abbiamo a disposizione è la scuola. Dobbiamo mettere dei role model nelle scuole, far vedere che varie alternative alla tradizione sono possibili, portare uno storytelling più moderno.

Della Porta: Però, più che spingere le bambine a studiare le materie STEM, spingerei affinché cambi la narrazione: la matematica, le scienze, la fisica e la tecnologia sono parte della vita. Non sono appannaggio di pochi, come un certo elitarismo vuole far credere, ma sono ovunque e alla portata di tutte e tutti.

Avete dei consigli per le ragazze e i ragazzi che devono orientarsi nel mondo del lavoro?

Pasini: Trovate persone che appartengono al mondo da cui siete incuriositi e parlateci, fate domande, è la cosa migliore.

Della Porta: Concordo, vale specialmente per i ragazzini che non vengono dalle grandi città e hanno minori possibilità di entrare in contatto con diverse realtà. Ricordate anche che a volte ci si può inventare un mestiere e che nascono nuove professioni ogni giorno. Non fermatevi ai percorsi standard, valutate tutte le possibilità e avvicinatevi gradualmente ai vostri veri interessi.

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